Speeddate - locali Bologna - disco, bar, pub per Single
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Scritto (bene) a sei mani con Francesca Marciano e Pasquale Plastino, il film racconta le vicende coniugali di Gilberto Mercuri (Verdone), oculista cinquantenne sposato a Tiziana (Laura Morante) e padre della diciassettenne Marta (Lucia Ceracchi). Seppur fedele alla consorte, Gilberto paga il periodo di stanca del proprio matrimonio, affondato in una triste routine ravvivata solamente dai menu delle cene casalinghe. La fuga nei vecchi vinile non è sufficiente a far scorrere ancora un po' di sangue vivo nelle vene ed il protagonista si ritrova in un bizzarro locale notturno a rimorchiare sconosciute in tre minuti a volta (al secolo, speed-date). Naturalmente prima che da cosa nasca cosa, la quasi-sbandata viene scoperta da Tiziana: seguiranno, come prevedibile, scenate pubbliche e valigie sul pianerottolo.
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Eppure anche la donna avrebbe di che farsi perdonare: fedifraga con Giulio (Antonio Catania) dottore - maestro di tennis, praticamente il top sociale dell'adulterio. Nel frattempo Gilberto ripara a casa di Andrea (Rodolfo Corsato), suo socio nel negozio di ottica, che vive da più di sei mesi con Carlotta (Stefania Rocca). I due si dimostrano amici davvero premurosi, anche se in maniera diversa: Andrea organizzando serate e cene, Carlotta diventando preziosa confidente e forse qualcosa in più. Quando il protagonista scoprirà il tradimento della moglie, potrà liberarsi dai sensi di colpa e prendersi il tempo necessario per capire su quali binari rilanciare la sua nuova vita (e se davvero, a cinquant'anni, c'è spazio per una nuova vita).
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Insomma, Verdone colpisce al cuore delle frustrazioni e dei sentimenti, regala attimi di spassosa comicità, amabilmente con la Morante (attrice meravigliosa, ma che novità è questa?) e riserva per lei una certa malinconia consolante, sul genere "paziente affetto da una malattia cronica che in fondo fa compagnia". A rendere infatti piacevoli le disgrazie affettive è il senso di comica rassegnazione, alternata a botte di vita più o meno riuscite: "la faccenda è grave ma non è seria", per dirla alla Flaiano. A mettere ordine ci prova un finale un po' troppo parlato, un po' troppo scontato: forse si sarebbe dovuto osare il colpo di scena, dacchè la soluzione più equilibrata è anche la più prevedibile. Ma pur senza knock-out, la pellicola vince ai punti, nella categoria dei pesi leggeri: e lo spettatore, tornando a casa, conterà più d'una ripresa da tenere a mente.
Cineclick.it Febbraio 2004 "L'amore è eterno finchè dura".